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Ausilio: “La mia carriera da ds iniziata grazie a un infortunio. Il mio errore più grande? Kvara”

COMO, ITALY - JANUARY 24: Sport Director Piero Ausilio pose for a photo with the Italo Galbiati Awards at Appiano Gentile on January 24, 2025 in Como, Italy. (Photo by Mattia Ozbot - Inter/Inter via Getty Images)

Piero Ausilio, direttore sportivo dell’Inter, ha ripercorso le tappe della sua vita professionale in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport, dalla carriera da calciatore all’approdo in nerazzurro fino ai successi da dirigente. Proprio partendo dalla sua carriera da calciatore, quella di Ausilio si è interrotta bruscamente: “Giocavo da sempre nella Pro Sesto, ho iniziato a 7 anni. Mi sono scontrato con Cudicini e il ginocchio mi è saltato per aria. Da lì la carriera è finita. Ero bravino, non da Inter: sarei potuto diventare un buon professionista, da Serie C, al massimo B”.

Un infortunio che, col senno di poi, ha segnato una svolta decisiva: “Ho ringraziato Cudicini tante volte. Quello scontro fortuito ha cambiato il corso degli eventi in positivo, anche se allora non lo sapevo”. Terminata l’esperienza in campo, Ausilio ha mosso i primi passi da tecnico, come racconta lui stesso: “All’inizio avevo in testa la panchina. Ho fatto per due anni l’assistente dell’allenatore degli esordienti. Avevo 21 anni quando il presidente della Pro Sesto, Giuseppe Peduzzi, mi disse: ‘Ci sarà sempre un allenatore migliore di te perché ti manca l’esperienza da calciatore. Sei sveglio e potrai fare un bel percorso da dirigente’”. Un consiglio che si è rivelato profetico. Dalla Pro Sesto è iniziata la sua avventura dietro la scrivania: “Ho cominciato come responsabile organizzativo del settore giovanile. Avevo vent’anni quando ho iniziato a frequentare il calciomercato”.

Ausilio: “Ecco i colpi di cui vado fiero”

Piero Ausilio ricorda il giorno in cui il destino lo ha legato ai colori nerazzurri: “Era il ’97, Moretti mi propose di fare il segretario del settore giovanile. Solo sei mesi di contratto, ma accettai. E non sono mai più andato via. Ho avuto una crescita graduale, vivendo quattro proprietà diverse: Moratti, Thohir, Suning e ora Oaktree”.

Nel corso della carriera, il ds dell’Inter ha firmato operazioni di cui va particolarmente fiero: “Kovacic e Brozovic, scelti con Branca. Poi Onana, preso a parametro zero e venduto a 55 milioni dopo un anno. E ancora Lautaro, Bisseck, Thuram…”. Non sono mancati momenti complessi, come l’operazione che ricorda come la più intricata: “Mercato invernale, vendo un giocatore all’estero e respiro: il periodo era durissimo, faticavamo a pagare gli stipendi. Quando stiamo per firmare, mi chiama un noto avvocato divorzista: il calciatore non può partire, la moglie vuole la separazione e ha chiesto il ritiro del passaporto. Li ho chiusi in una stanza finché non hanno sistemato tutto”.

Alla domanda sull’errore più grande, Ausilio non ha dubbi: Kvaratskhelia. Ma non ho sbagliato solo io: lo hanno offerto a tanti club italiani. Noi giocavamo col 3-5-2, lui è un giocatore da 4-3-3, e per questo non lo abbiamo preso”. Infine, una nota di colore in famiglia: “Quando Jashari è andato al Milan, mio figlio Niccolò mi ha rimproverato: ‘Te l’ho consigliato quando era al Lucerna, te lo sei fatto scappare’. È vero, ma mica possiamo prenderli tutti noi quelli bravi”.

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